Il problema dei rifiuti è, tra quelli relativi all’inquinamento della Terra e della conseguente qualità della vita dell’uomo, uno dei problemi più rilevanti per la società di oggi. Intere isole di plastica in mezzo agli oceani, un’acqua stessa che sarebbe oramai d’uso comune con alte percentuali di materiali plastiche all’interno (leggi al riguardo: ACQUA ALLA PLASTICA); con il problema dello smaltimento dei rifiuti, che in alcune nazioni, tra cui l’Italia che non si fa mancare una notoria presenza, sono addirittura diventati ragione di guadagno per mafie e multinazionali, e di morte per la povera gente.
Spesso l’uomo, forse, si perde, nel voler risolvere un qualsivoglia problema lo riguardi, nel porre rimedio al problema stesso, e non alla sua causa. Cercare quindi di arginare gli effetti di un qualcosa che risulta per lui dannoso, senza cercare di porre fine all’origine di questi effetti: come se, da un soffitto bucato, con buche sempre più allargate, la soluzione possa essere un secchio vuoto, e non il rifacimento del tetto stesso.
Così i rifiuti: poche persone, ma fortunatamente sempre più, insistono nel porre l’attenzione alla produzione dei rifiuti, più che allo smaltimento, cercando non d’arginare il problema, ma modificando abitudini del passato, oggi non più sostenibili; con una società del consumismo, dove sarebbero le aziende produttrici di tutti quei prodotti che fanno il nostro quotidiano, a dover essere incaricate di smaltirne poi i relativi rifiuti; non essendo così, sarebbe il caso, forse, di cambiare noi tutti, nel nostro quotidiano, le nostre abitudini: cominciare a cercare di comprar prodotti, che non abbiamo involucri, confezioni di plastica, utilizzando magari sempre uno stesso recipiente per uno stesso prodotto, la cui mancanza di confezione ci darà anche magari un costo inferiore, e sicuramente ad impatto ambientale più sostenibile. (leggi al riguardo: NEGOZI SENZA IMBALLAGGI: LA SOLUZIONE AL PROBLEMA RIFIUTI ?)
Da Febbraio ad Amsterdam, un chiaro e utile, si spera primo e non ultimo, esempio che va in questa direzione: all’interno di un supermercato della catena di biologici Ekoplaza, ha inaugurato il 28 febbraio un intero reparto, con tantissimi prodotti, e tutti gli alimenti sono venduti sfusi o con imballaggi realizzati in vetro, metallo, cartone o materiali compostabili. È “un importante trampolino di lancio verso un futuro migliore”, ha dichiarato l’amministratore delegato di Ekoplaza, Erik Does. La plastica non è utilizzata nemmeno per la costruzione del reparto stesso.
Il progetto è stato realizzato insieme all’organizzazione ambientalista A plastic planet, che ha ideato un simbolo da apporre sulle confezioni prive di plastica in modo che sia facile distinguerle. “Per decenni i consumatori sono stati costretti a credere che non sia possibile rinunciare alla plastica negli imballaggi di alimenti e bevande”, ha commentato Sian Sutherland, co-fondatrice dell’associazione. “Questo reparto lo smentisce: finalmente vediamo un futuro dove il consumatore avrà la possibilità di scegliere cosa acquistare. È un momento storico nella lotta all’inquinamento”.
In Italia, dove alcune catene o piccoli commerci hanno già mostrato un interesse a questo argomento, possiamo anche noi per il momento esser fieri di qualocsa al riguardo e a livello nazionale: l’Italia infatti è il primo paese che vieta la produzione e la messa in commercio di cotton fioc di plastica dal 2019; speriamo si vada avanti in questa che sembra essere, se non la migliore, quantomeno una buona strada da seguire nella lotta al problema dei rifiuti.