Oramai in molti pensano di sapere di cosa si parli quando si nomina la cripto-valuta più conosciuta nel mondo : i bitcoin. Per tutto l’anno passato numerosi media non hanno fatto che ripeterci le possibilità di guadagno per chi avesse investito in bitcoin, molto probabilmente motivando molte persone a farlo, salvo poi abbandonare l’importanza del soggetto quando con l’inizio del nuovo anno il valore della cripto-valuta si è più che dimezzato (da 20mila a 9mila dollari). È forse bene dare, non solo per chi volesse fare un investimento di questo tipo, alcune informazioni in più su questa nuova forma di valuta. Innanzitutto il bitcoin, che viene spesso indicato come la migliore forma di moneta alternativa, non è una moneta (difficilmente è accettata come forma di pagamento, e con metodologie poco sicure, costose e lente), ma un mezzo di scambio, e molto volatile.
La volatilità in parole povere è quell’indice che fa riferimento alla possibilità che il valore possa passare da 20mila a 9mila in un attimo, come appunto si è verificato (è pur vero però che la cosa sia avvenuta anche nel senso inverso ovvero da 9 a 20, creando verosimilmente non pochi guadagni per chi abbia preso l’onda nel buon senso).
Ma altri ancora sarebbe i risvolti negativi dei bitcoin ; le autorità, dalla Bce all’Eba, son scese in campo da tempo per sensibilizzare i piccoli risparmiatori a non farsi prendere da incaute euforie d’investimento.
Innanzitutto l’assenza di tutele legali : nonostante quest’anno entreranno in pieno vigore norme antiriciclaggio anche per le piattaforme di scambio delle crito-valute, queste ultime restano comunque al di furi nella normativa europea. Gli utenti non sono protetti, un qualsiasi Hacker dovrebbe solo poter entrare nel computer di un qualsiasi investitore per poter ‘prelevare’ tutti i suoi risparmi in un click (ancora di poco tempo fa la notizia dell’assalto informatico che è però partito contro una valuta concorrente: il Tether. 31 milioni di dollari sono stati presi dal sistema che gestisce lo scambio di questo piccolo fratello del Bitcoin).
Gli scambi, le transazioni effettuate per questa valuta, sono infatti difficilmente tracciabili, cosa che, oltre a dare la possibilità ad un sacco di evasori o a chi abbia guadagni da fonti illecite di ‘nascondere’ facilmente i propri soldi, ha in più appunto la conseguenza di non garantirne una reale protezione.
Se le cripto-valute non vengono trasferite dall’utente in un wallet (portafoglio) personale (che può essere un database online, a sua volta non del tutto sicuro, oppure un hardware wallet, certamente ad oggi il sistema più sicuro) sono esposte al rischio che i pirati informatici, violando la piattaforma, possano accedere al deposito e rubare le cripto-valute. Negli ultimi anni i casi di piattaforme violate e derubate si sono moltiplicati. Certo, le più famose al momento sembrano esenti da questo rischio. Ma in ogni caso non vi è alcuna garanzia.
Draghi spiega poi che il «Bitcoin non è emesso da una banca centrale. Se possedete 10 euro, ad esempio, la Bce garantisce il vostro diritto di utilizzarlo come mezzo di pagamento in qualsiasi posto dell’Eurozona. L’euro ha il sostegno della Bce, il dollaro quello della Fed, le valute hanno dietro una banca centrale o un governo. Bitcoin non ha niente».
Questo però è anche il punto che i fanatici della cripto-moneta utilizzano più di tutti per screditare le banche nella loro messa in guardia : che proprio questa è la ragione per la quale le banche non potrebbero che dir male delle cripto-valute: perché nella filosofia del Bitcoin il primo punto è la decentralizzazione della politica monetaria che, in parole più semplici, significa mandare in pensione le banche centrali.
Queste le riflessioni diciamo pratiche dal punto di vista finanziario, ma poco si è parlato di quello ambientale : di pochi giorni fa la notizia del rischio di blackout elettrico per l’Islanda. L’isola, infatti, ha rischiato di rimanere al buio, e la causa sarebbero state proprio le cripto-valute come il Bitcoin.
Questo perché molto alto è il numero di supercomputer di ditte che si sono installate sull’isola per coniare moneta virtuale. Abbastanza da superare, se tutti i progetti fossero portati a compimento, il fabbisogno dei cittadini del Paese.
Alcuni studi, per rendere più evidente l’eccesso di consumo elettrico della valuta, avrebbero dimostrato che per ogni 20 dollari di transazione, ci sarebbero venti dollari in controvalore di spesa elettrica.
Ed oggi i bitcoin rappresentano non più del 1% di valore nel mondo delle monete, virtuali e non ; immaginate se il loro uso diventasse veramente quotidiano e diffuso per buona parte della popolazione mondiale, il fabbisogno elettrico che bisognerebbe sostenere.. sarebbe una catastrofe ambientale, in un mondo che sempre più sembra già andare verso l’energia elettrica come fonte per i propri bisogni essenziali o presunti tali.
Insomma, mi sembra di aver dato qualche informazione in più, per lo meno quelle che son riuscito a ricavare da internet, su queste tanto discusse cripto-valute ; credo di non aver espresso alcun giudizio personale, non era mia intenzione farlo. Per quanto mi riguarda posso però dire che per il momento preferisco ancora poter toccare con mano, per quanto possibile, le cose, fossero anche soldi e monete, specie in mondo sempre più virtuale.
*FONTE: Gli Italiani – Quotidiano (18.02.2018)
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