CORONAVIRUS: Alcune riflessioni

Sento la necessità di mettere per iscritto alcune riflessioni su ciò che stiamo vivendo.
Non lo faccio certo per dire niente di nuovo, o per dare qualche nuova informazione, ma semplicemente per me stesso, per cercare di far ordine mentale. Immagino che siamo tutti oramai stufi di avere ogni giorno mille dichiarazioni, pensieri, teorie al riguardo, e specialmente se fatte, come per la più parte, da gente come me che non è né economista né virologo o scienziato.

La reazione del mondo intero, chi più chi meno, di fronte questa pandemia è stata ed è tutt’ora quella di preferire la salute all’economia, forse per la prima volta nella storia dell’uomo. Quando diciamo salute però non bisogna far confusione: scegliere la salute non è scegliere la vita, infatti, si può quasi dire che, per paura di morire si sia smesso di vivere.
La ragione è semplice : si è reputato, credo giustamente, che la maggior parte della popolazione ‘moderna’ non avrebbe sopportato vedere immagini, che comunque seppur in scala ridotta ci sono state, di eserciti di tombe e di masse di persone morire da sole e abbandonate. Infatti, è sempre bene ricordarlo forse, la gente non muore per la gravità del virus, ma per la mancanza di ‘di posti di cura’ per tutti. La maggior parte delle persone, forse anche questo è bene ricordare, circa l’80% guarisce dalla malattia senza aver bisogno di cure particolari e, solo più raramente, quindi per il restante della popolazione, la malattia può essere grave e portare perfino al decesso (gli anziani e le persone con patologie come asma, diabete o cardiopatia sono le più vulnerabili). Il 20% della popolazione è comunque una cifra enorme, troppi i morti, specie nei paesi sviluppati dove gli anziani sono la maggioranza e dove il popolo non è più abituato alla morte. Oltre a per non farci vedere queste immagini, l’altro scopo così ottenuto, è non farci vedere il limite del nostro sistema che fino a ieri ci veniva venduto come perfetto, arrivando così quasi a colpevolizzare il normale cittadino, facendogli credere che se lui decide di uscire, la colpa dei morti è la sua.

Si prevede ad oggi una data, che varia ma non di molto per i differenti paesi, per tornare a poter vivere : nessuno però ci garantisce che una volta usciti la situazione non precipiti peggio di prima, anzi, sono molte più le probabilità che sia proprio così : questo virus potrebbe rimanere nell’aria per anni qualora non si trovi una cura e un vaccino.
Ora, questa scelta di cercare ridurre il numero dei morti e di non farceli vedere troppo, se non per spaventarci quel tanto che basta, porta con sé delle ovvie conseguenze : milioni di persone perderanno il lavoro (e parlo solo a seguito di questi due mesi), con la possibilità che non ci si riprenda più dallo shock economico, con gli stati che si prodigheranno come già stanno facendo con ingenti somme ( in totale, più di 10.000 miliardi di dollari saranno investiti per cercare di salvare l’economia vigente prima della pandemia, circa il 10% del PIB mondiale).
E questo, ripeto, solo dopo due mesi più o meno di pandemia e relativa quarantena…

Secondo L’OMS il costo da prevedere per cercare di trovare una cura al virus è sull’ordine di 53 miliardi di dollari (denaro che però nessuno sembra interessato a spendere) : decisamente meno che la cifra prevista e sopra riportata per continuare a iniettare sangue nelle vene già oltremodo secche dell’economia mondiale..

E’ giusto però porsi a questo punto alcune domande, credo :
se il virus durerà anni, è evidente che molti lavori, seppur tenuti in vita a fatica dai vari stati, sono destinati a scomparire, a meno di trovare da soli la soluzione al problema, e quindi un’evoluzione relativa alla situazione, rivedendo completamente le passate abitudini in ragione del distanziamento sociale e via dicendo…
E allora, mi chiedo, è saggio spendere 200 volte di più per cercare di tenere in vita qualche cosa che è destinata (Sigh!) a morire, o magari accettare a malincuore la situazione e spendere i soldi per trovare una cura (che si troverà, ma prima lo si fa meglio sarà) ? Nel pratico : (so che parlando di morti non è facile accettare certe semplificazioni) è meglio continuare a spendere per un malato di cancro incurabile, decidendo così di dare a lui la priorità e non, chessò, di accettare la morte del paziente ma investire quelle stesse risorse per far nascere bambini ? Se si capisce che un dito è in cancrena, sarà più utile spendere per cercare di guarirlo, o magari tagliarlo e spendere quegli stessi soldi per fare una protesi?

I soldi di cui si parla, oltretutto, non esistono, non c’è nessuna controparte reale alle cifre preventivate, sono fantamiliardi ; fantamiliardi che continueranno a costare nel tempo, per tutta la durata della malattia, con le iniezioni fatte dai vari stati, che molto probabilmente avranno solo lo scopo di ritardare la morte ma non di evitarla.
È giusto scegliere di salvare il nonno, decidendo così di affamare tutta la famiglia, che oltretutto una volta senza risorse sarà lei la prima, la famiglia, a non potersi più occupare di quel nonno ?
Questa paura dell’occidente della morte, non è forse solo una volontà di nasconderla, che porterà ad un aggravio di svariate volte rispetto alla situazione che sarebbe potuta altrimenti essere facendo altre scelte più coraggiose e meno rispettose di quel valore della vita che l’uomo si dà da sempre ?

Non lo so, io personalmente credo che sarebbe meglio accettare la situazione, già tragica per molti ma non ancora per tutti, e investire tutti i soldi nella cura, accettando la possibilità che molte aziende (penso in particolare ai trasporti) spariscano a meno di una loro evoluzione in qualcosa di nuovo, invece di cercare di salvare qualcosa di insalvabile, con l’unico scopo di ritardarne il decesso…

Non dovrebbero forse chiederci un parere al riguardo, invece di ripeterci, del resto come da sempre, che stanno lavorando per noi e lo fanno per il nostro bene ?

Del resto, non sembra più considerarci nessuno, e molto probabilmente perché nessuno di noi vuole essere considerato e preferisce avere uno stato-papà, su svariate questioni.

Da poco ho scoperto il progetto di Starlink ad esempio. Progetto per il quale si stanno inviando in cielo svariati, moltissimi satelliti, per poter poi così avere un domani (quello stesso domani dove ci saranno ancora le conseguenze del virus) internet ad alta velocità in tutto il mondo. Questa operazione, come tutto appunto, porta con sé una controparte : non saranno più visibili quasi le stelle dalla terra, non sarà più possibile studiare e guardare all’universo dalla terra, e c’è anche il rischio della cosiddetta sindrome di Kessler (scenario proposto da un consulente NASA secondo il quale il gran numero dei satelliti in orbita andranno in collisione creando un effetto domino e invadendo la terra di detriti).
Ora, ha senso, invece di spendere 50 miliardi per trovare un vaccino, spendere molte molte volte di più per portare internet ad alta velocità in un mondo che molto probabilmente per la più parte starà oramai morendo di fame ?
Qualcuno ci ha chiesto se siamo disposti a scegliere di non vedere mai più le stelle, per andare su facebook ad altissima velocità (certo anche per fare operazioni mediche a distanza, ma la realtà poi si sa qual’è) ?
Anche perché le persone impegnate in queste ricerche, portare l’uomo a vivere su un altro pianeta invece di cercare di tutelare quello dove già siamo, sono proprio quelle, le sole, che durante questa pandemia si stanno arricchendo in maniera assurda, essendo già le persone più ricche del mondo:: il proprietario di Amazon su tutti….

Certo, le stelle, al massimo, le potremo guardare sul nostro schermo..

Ecco, non volevo dare risposte, né tantomeno possibili soluzioni o far polemica, ma quantomeno condividere con voi qualche riflessione che credo a questo punto necessaria…