Secondo me, è perché
mangiano con la testa nella ciotola,
gli animali:
si vede subito la loro umiltà,
la loro eleganza.
Hai mai visto un gatto
mangiare crocchette
anche le piu’ schifose,
nella sua scodella, la sua dignità?
Corpo e Spirito, teso
nell’accompagnamento d’un gesto:
mangiare.
Una delle due-tre attività,
se non la prima,
ad avere importanza
nella vita d’un gatto;
una delle poche azioni,
a ben pensarci,
per qualsiasi essere vivente,
incluso l’uomo,
ad aver ragione d’avere
una certa importanza:
se non mangia,
il gatto come l’uomo
muore.
Naturalmente, qualcuno commenterà
qualcuno dirà, che gli animali
non tutti mangiano così.
E’ vero, no.
Non mangiano tutti da una ciotola:
non il leone della savana, non il colibrì
nemmeno l’ultima delle pecore;
ma solo gli animali domestici,
per noi, animali di compagnia.
Ma perche’, scusate,
ma l’uomo moderno cos’è
se non un “animale domestico”, parlante
e perlopiù poco peloso?
E’ cosi’ che dovrebbe mangiare l’uomo,
con la testa china sulla gamella,
lo riporterebbe in contatto col mondo,
con se stesso.
Stavo guardando la gatta mangiare
le sue crocchette – schifose: lo so, l’ho già detto
quanta nobiltà in quell’atto:
mi ricordava un anziano francescano
seduto ad un tavolo
ad Assisi,
-in quell’Assisi dove gli animali
avevano il protettore-, forse,
che beveva una minestra calda.
Ma poi, nell’immagine sorta,
l’oscuro monaco e sobrio, la zuppa,
la portava alle labbra con le mani,
con il movimento delle braccia…
Non era la stessa cosa.
Che se avesse dovuto farlo
senza l’aiuto dei suoi arti,
magari, perche’ tagliati o legati,
semplicemente, senza usare le mani.
La mano
che ha reso uomo la scimmia.
La mano, che ha progettato utensili
fino a ieri;
La mano, oggi,
per tenere lo smartphone
o scrivere inutili pensieri.
Questa mano ch’è d’uomo,
perché a pollice opponibile.
Come se quel pollice, un giorno
avesse opposto Noi alla Natura:
il figlio che si separa e respinge
la sua vecchia madre, la Terra.
È quindi il pollice, la Ragione
per l’Uomo, alla fine
d’essersi opposto alla Natura?
A. Mailhac 11 2019
IMAGE: Charles Angrand, Gardeur de dindons, 1881