Era un banchiere (Racconto)

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È uno di quei giorni in cui l’estate si maschera da autunno, usando per la sua farsa, come mantello, un pesante cielo grigio, carico di goccioloni ghiacciati di pioggia. Cosa non poi così rara per l’estate, in fin dei conti, né tantomeno per il paesino che ospita la nostra storia. E la giornata sembra infatti scorrere come ogni altro giorno, se non appunto per qualche goccia che scivola sullo sfondo della finestra. Puntuale, il dottor Pestalozzi si sta apprestando a preparare l’aperitivo per il vecchio amico d’infanzia, che stava arrivando quotidiano, come ogni giorno, dopo la chiusura della biblioteca.
I due amici, che si conoscono dai tempi della scuola, si trovano ogni giorno alle 19.30 per il loro aperitivo di rito e per parlare dei fatti di attualità, ma molto più sovente di letteratura o poesia.
Il dottor Pestalozzi, oramai 70enne, non esce di casa da anni. Da quanto una macchina lo investì mentre rincasava dalla biblioteca ; in realtà, da quando, grazie alla scusa dell’incidente, può finalmente rimanere tutto il giorno fra le sue mura domestiche, senza dover inventare scuse per poterlo fare; senza così più bisogno di lottare contro la sua misantropia oramai inguaribile ogni qualvolta fosse stato costretto, per una qualsiasi ragione, ad uscire di casa.
Da quel giorno, il suo eterno compagno di scuola, Mario Mariolini, passava a trovarlo per l’aperitivo, e per portargli libri e viveri. Mariolini che, seppur anziano come il Pestalozzi, mai avrebbe potuto passare una giornata senza uscire in mezzo alla gente, né ancor meno lasciare il suo lavoro alla biblioteca comunale, nonostante l’età.
– So che mi hai detto di non portartene più, ma oggi ti ho portato anche il giornale.
– Se sai che tanto non lo leggo, cosa lo porti a fare scusa ?
– Perché oggi bisogna che fai proprio uno sforzo e leggi questa notizia
Preso il giornale, contratti gli occhi per riuscire a leggere la pagina che il suo amico gli aveva passato, di cui faticava a capire il suo possibile e paventato dall’amico interesse, più per mancanza di volontà che per le piccole dimensioni dei caratteri usati nell’articolo, con faccia priva d’espressione rese infine il giornale al suo legittimo proprietario :
– E beh ? Cosa mi può mai fregare dell’arresto del direttore della banca della capitale, scusa ?
– Come ‘Beh’, non hai letto il nome ?
– No..sì, Matteo Patello, e allora ? Chi lo conosce ?
– Beh, tu… e anche io…
– Io non conosco nessun Matteo Patello.
– Sì tu lo conosci, solo non ti ricordi. Prova a ricordare… Patello, dai !
– Patello, Patello…. io non conosco nessun Patello.
– Sì, che lo conosci. Ti aiuto: lo conoscevamo bene entrambi ; lo abbiamo conosciuto un’estate al mare, non ricordo bene l’anno, ma dovevamo avere tra i 14 e i 15 anni… Patello.
– Non conosco nessun Patello ti dico. Se ora mi vuoi dire che libri mi hai portato questa settimana per favore. Hai trovato Moravia ?
– No. Ma te ne ho portati altri tra quelli che mi hai richiesto, e altri che penso possano piacerti. Ma dammi ascolto ancora un attimo per favore : ti ricordi quell’estate che lavorammo per il bagnino, quando per qualche soldo lo aiutavamo con gli ombrelloni e le sdraio ?
– Sì. Era Patello il bagnino ?
– Ma no ! Lasciami finire… ti ricordi che c’era quel ragazzo, un anno più grande di noi, che lavorava allo stabilimento e puliva la spiaggia ogni giorno, a inizio e fine giornata ?
– Sì, mi sembra… ma sai che odio i ricordi : già son paralitico e vecchio, mi manca che mi rimetta a pensare con nostalgia alla gioventù, e depressione chi ti ferma più…
– Sì, sì lo so che odi parlare di ricordi.. ma è per la notizia che ti sto raccontando queste cose.. ti ricordi allora questo ragazzo, che diventò poi nostro amico ; con il quale in seguito cominciammo ad andare alla sala giochi ; al quale, in confidenza, facemmo vedere il nostro nascondiglio, dove mettevamo i soldi per non farceli fregare o non farceli prendere da tua mamma con la scusa che così non li avremmo spesi tutti in videogiochi. Quel ragazzo che, quella mattina quando arrivammo alla spiaggia, ci informò che aveva trovato, al posto del nostro solito nascondiglio, un profondo buco nella sabbia senza più alcuna traccia della nostra scatola che conteneva i soldi… ti ricordi o no ?!
– Mmm.. no, forse sì… ma non capisco cosa centri con quella persona che hanno arrestato per truffa.
– Ma dai… quel ragazzo era appunto Patello : il Patello nella foto dell’articolo, arrestato per aver sottratto per anni, ogni giorno illegalmente, un centesimo da ogni conto della sua banca ed esser così riuscito a metter via una fortuna, senza che nessuno se ne accorgesse pensando fossero normali spese d’amministrazione ; quello stesso Patello, che una volta informatici che qualcuno aveva rubato tutti i nostri risparmi, ci propose di dare a lui i soldi, che così li avrebbe protetti dai possibili ladri, per darceli ogni volta che gliene avessimo chiesti, e che per questo servizio ci richiedeva un soldo ogni dieci ? Ricordi ora ?
– Patello, Patello…. ma sì ! Vuoi dire quel figlio di buona donna che scoprimmo poi esser stato proprio lui a rubarci i soldi e che si era inventato tutta quella storia solo perché glieli confidassimo in cambio di un interesse sulla cifra ? Quel maledetto…ricordo ancora come scappò quando lo mettemmo al corrente che il figlio del droghiere, al quale aveva raccontato tutto per farsi bello, ci aveva messi in guardia dal fidarci di lui svelandoci tutto… che filibustiere !
– Oh, ora sì ! Vedi che ti ricordi..
– Sì, ora sì. Che figlio d’un cane, inventarsi che era meglio dare i soldi a lui, così da non farceli rubare, e in cambio di un interesse, quando a rubarceli in definitiva era stato proprio lui.
Sì, sì ricordo ora. Ma ancora non ho capito perché sia stato arrestato.
Col tempo, è quindi diventato un ladro ? un truffatore ?
– No, non un ladro. Nemmeno un truffatore. Patello era un banchiere.

*Mailhac, 07 2019