FILIPPINE: LA POLIZIA UCCIDE 32 PERSONE SOSPETTATE DI TRAFFICO DI DROGA (21.08.2017)

duterteLa Polizia uccide 32 persone sospettate di traffici di droga: è l’operazione con più morti dall’inizio del mandato del presidente Duterte.

Che il presidente delle Filippine, Rodrigo Duterte, abbia da sempre la droga come nemico principale non è una novità per nessuno. Proprio grazie a questa sua campagna di tolleranza zero nei confronti del traffico della droga, iniziata già da sindaco della sua città natale di Davao, dove ha svolto le mansioni di primo cittadino praticamente dal 1988 al 2010, è riuscito, con scarsi mezzi dovuti alla sua origine popolare, a vincere le elezioni presidenziali il 9 maggio 2016 .
Così il capo della polizia, ha annunciato l’esito di questa operazione : “Vogliamo seminare la paura tra i trafficanti della droga, così ora i malviventi penseranno almeno due volte prima di continuare con le loro attività illecite”.
Con quasi 3500 morti nella lotta alla droga dall’inizio del presidente Punisher (così definito dalla rivista statunitiense Time Magazine) , è difficile credere che già da tempo questi pensieri non passino per la testa dei trafficanti di droga nelle Filippine.
Alcune associazioni umanitarie e alcuni stati, in particolare Obama ai tempi, hanno più volte protestato contro i metodi sanguinari del presidente, che però non sembra assolutamente curarsene.
Di certo la sua politica estera non lo aiuta a farsi ben volere dai democratici occidentali: già all’inizio del suo mandato accusò apertamente gli Stati Uniti ed il Regno Unito di essere i principali responsabili della diffusione del terrorismo nel Medio Oriente, incolpandoli di “aver seminato il caos in territori una volta pacifici e sviluppati quali Iraq, Libia, Yemen e Siria”. Sotto questo aspetto, dichiarò che lo Stato Islamico non era nient’altro che “prodotto della disperazione” e che tale gruppo “non si sarebbe proliferato se figure influenti come Saddam Hussein e Mu’ammar Gheddafi fossero state ancora in vita. Duterte precisò sin da subito che non sarebbe stato “dipendente” dagli Stati Uniti ma che avrebbe guidato il Paese nell’interesse dei suoi cittadini, e quasi in risposta ha ripreso i contatti con la Cina, contatti che si erano fortemente deteriorati, anche a causa della questione del mar Cinese meridionale, durante la presidenza precedente la sua.
E proprio dopo queste sue dichiarazioni l’Isis ha cominciato a colpire anche nel suo paese…
Una cosa fa riflettere, che nonostante questa sua maniera di agire, tranne alcuni studenti motivati sopratutto dai social network, i filippini sembrano contenti di questo suo modus operandi, avendolo proprio eletto a questo fine; sì, perché bisogna ricordare che Duterte è stato eletto, e con ampio margine, democraticamente.
Avendo poi appacificato tutte le situazioni tese all’interno del suo paese, facendo negoziati di pace con i gruppi ribelli e comunisti del paese, Le filippine, nonostante o proprio a causa del modo di agire del loro presidente, si avvia ad essere uno degli stati più sicuri del mondo.
E se, sempre a critica dei suoi sistemi, Duterte risponde sempre picche, anzi paragonandosi una volta perfino ad Hitler, dicendo che eletto democraticamente, se per il bene del suo paese dovrà sterminare 3 milioni di tossici e trafficanti, non si tirerà certo indietro dal farlo, ha concluso la dichiarazione su quest’ultima operazione, ribadendo la sua ferma volontà a graziare tutti i poliziotti che saranno accusati di omicidio nei confronti di qualche trafficante.
Il presidente che ha reintrodotto la pena di morte e preso seria posizione per il suo paese per un controllo delle nascite (A tale scopo il governo ha avviato una campagna di sensibilizzazione all’utilizzo del profilattico e distribuito preservativi gratuiti alle famiglie considerate più povere), permette una volta di più di riflettere su cosa possa realmente essere la democrazia, e come senza perbenismi da social network bisogni agire per il bene del proprio paese, sopratutto in risposta ad una globalizzazione in cui sembrano solamente voler credere oramai i poveri occidentali d’Europa.

*FONTE: Gli Italiani – Quotidiano (21.08.2017)