Qui nulla di nuovo ora divulgo,
solo voglio parlare della lingua volgare
per la sua origine popolare, da vulgo.
Nata in contrapposizione alla nobiltà
è il parlare di questa nostra società,
quella capitalista, borghese ;
la moderna forma di comunicare
nel grande mondo come nel piccolo paese.
Negli anni in cui torniamo primitivi,
coi nostri bisogni primari ben soddisfatti,
-non abbiamo Dei ma divi,
infelici, ma con youporn e sempre fatti-
è il linguaggio di tutti.
Nell’uomo, prendono il posto ai vocaboli
parolaccie di cui si è fatta l’emancipazione,
e delle nobili espressioni
le parole volgari prendono il posto e l’azione.
In una poesia ho letto che la felicità è volgare :
non mi è quindi difficile immaginare,
ora che essere felici è diventato un dogma,
perché la volgarità ci avvolga tutti come magma.
E ciò mi dispiace,
non solo perchè vivo un’epoca che non mi piace,
ma perché l’uomo molto di più sarebbe capace.
Il nostro pensare evolve complesso
se si ha nozione di tanti vocaboli in complesso :
allora insieme alla nobiltà abbiamo perso molto,
perfino il pensiero : capite quindi
perché ciò mi amareggia davvero.
Non perché del Vulgus non ami
il popolo la gente o la massa,
ma il termine indica anche un gregge,
la mandria sempre più grassa,
che non sa parlare perchè non legge.
Si amplia il dizionario con termini inutili
di sistemi nati intelligenti ma sempre più futili
come internet,
e si dimenticano le radici che abbiamo
perchè l’etimologia dei termini dimentichiamo
per fare mdr o lol,
o smile emoticon.
Quindi parlate come vi pare
ma cercate alcuni libri di aprire,
quanto meno per meno volgari poter apparire,
cercateli in biblioteca: dai poeti surrealisti
ai classici greci o a quelli latini ;
aprite il dizionario e della parola vivere
cercate i sinonimi,
e tutti gli affini.
*Andrea Giramundo, Milano 2015
*Foto: Un opera di Valerio Carrubba