La Francia dà il via libera all’utilizzo di olio di palma nel carburante.

total olio di palmaNonostante le belle parole, i fatti mostrano altra cosa: nel 2017 Macron si era lanciato subito contro Trump e la sua decisione di uscire dall’accordo sul clima di Parigi, sostenendo che questa scelta degli Usa avrebbe avuto ripercussioni gravissime sulla già disperata situazione ambientale della Terra; l’altro giorno però la Francia ha autorizzato l’utilizzo di olio di palma per la creazione di biocarburanti nella bioraffineria di proprietà Total nella provincia delle Bouches-du-Rhône. Oramai infatti è coscienza comune che l’olio di palma rappresenti una della cause maggiori di deforestazione e, nonostante il suo utilizzo nella creazione di biocarburanti serva a trovare nuove soluzioni all’uso di carburanti fossili, la scelta fatta non rappresenta certo un bene per l’ambiente. Un po’ come svuotare una piscina con un secchio bucato.
La scelta è stata inoltre giustificata con il fatto che il settore petrolifero ha dovuto già far fronte a numerose chiusure in Francia, mostrando come sia stata quindi intenzione del Paese salvaguardare investimenti importanti (275 milioni di euro) e posti di lavoro. La solita scusa dei posti di lavoro, che permette ogni scelta criminale in quest’epoca in cui sempre più sono solo gli interessi economici a far da leone, seppur mascherati da pecorella ambientalista. Giustificazione che però non ha convinto le Ong, che sottolineano come – per poter funzionare a regime – la nuova bioraffineria dovrà utilizzare almeno 300mila tonnellate all’anno di olio di palma, pari al 50% delle necessità complessive del sito. Non a caso, Total ha ricevuto un’autorizzazione per importare fino a 450mila tonnellate di oli vegetali grezzi.
E come riporta Sylvain Angerand, coordinatore delle campagne dell’associazione Les Amis de la Terre, trecentomila tonnellate di olio di palma grezzo rappresentano un quantitativo enorme. Total diventerà così il primo importatore nazionale. Oltretutto, come riconosciuto perfino dalla Corte dei conti europea, ad oggi non è possibile alcuna certificazione di sostenibilità dei biocarburanti nel’Ue che sia in grado di garantire che il progetto non comporterà casi di deforestazione. Ciliegina sulla torta, Total si rifiuta di rendere pubblico il piano di approvvigionamento dettagliato.
Questa politica francese inoltre sta rallentando se non addirittura bloccando i negoziati a Bruxelles sull’eliminazione progressiva dell’olio di palma nei carburanti, di qui al 2021. Si tratta dei pochi paesi che si sono opposti con decisione nello scorso mese di gennaio in Parlamento, tra i quali appunto compariva stranamente la Francia, e ora si capisce perché.
Circa l’85% della produzione mondiale di olio di palma viene prodotto da Indonesia e Malesia, che non a caso si sono opposti in maniera decisa contro la risoluzione europea; questi Paesi però rappresentano anche dei polmoni importantissimi per la Terra intera grazie alle proprie foreste tropicali. Ad esempio, tra il 1990 e il 2015, l’Indonesia ha perso circa 24 milioni di ettari di foresta tropicale, e ciò evidentemente non può che avere ripercussioni su tutto il Pianeta.
Definitivo smascheramento poi alle belle intenzioni espresse dal brillante Macron, arriva dal quotidiano ecologista Reporterre, secondo il quale dietro la posizione della Francia ci sarebbe una questione puramente commerciale. E militare: apparentemente, la Malesia avrebbe minacciato di rinunciare all’acquisto di 18 caccia Rafale, preferendo agli aerei francesi quelli della concorrenza britannica, se da Parigi fosse arrivato un sostegno allo stop alle importazioni di olio di palma. “Ci sono state – scrive il giornale online – divergenze sul punto tra Hulot e il ministro della Difesa Florence Parly. Ma le considerazioni commerciali sembrano aver prevalso su quelle ecologiche.
Come spesso in questi tempi, non resta quindi, a noi povero popolo indifeso, un’unica maniera per reagire a queste cose: biocottare tutte quelle marche che non rispettano l’ambiente, e di conseguenza l’umanità intera, preferendo a scelte intelligenti per il pianeta quelle più vantaggiose per i loro affari economici.

*FONTE: Gli italiani – Quotidiano (20.05.2018)