L’amore è un colibri
che teniamo tra le mani.
Tutta la complessità
sta nel capire come tenerlo
senza che ci scappi via
e senza soffocarlo.
Se non si esercita la giusta presa
ci vola via;
e se anche un giorno, poi
dovesse tornare
perfino a volarci intorno
non sarebbe più la stessa cosa,
non c’apparterrebbe più.
Mentre, se per paura di perderlo
lo mettessimo in gabbia
semplicemente, ne morirebbe.
L’amore è tutto quel gioco di mani
per salvarne l’indipendenza delle ali:
non può essere statico o passivo
ma continuo sforzo di mantenimento
di spazi reciproci,
la continua ricerca di un equilibrio.
Solo con il tempo
tutto può venir naturale
ma ci vuole pazienza –
e non passione,
per poter dire
di sapere amare.
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*Roma 01 2020