L’Antitrust, al quale Airbnb si è rivolta dopo la bocciatura ricevuta al suo ricorso al Tar, prende le difese del sito riguardo l’introduzione della cosidetta tassa Airbnb, cioè la cedolare secca sugli affitti brevi al 21% introdotta con la manovra bis da questo governo.
Con una segnalazione non vincolante alla Camera e al Senato, al Ministero dell’economia e all’Agenzia delle entrate, l’Antitrust sostiene che, pur consapevole che l’intervento del legislatore mira a realizzare un interesse pubblico di natura fiscale e a contrastare il fenomeno dell’evasione, la tassa appare potenzialmente idonea ad alterare le dinamiche concorrenziali tra i diversi operatori, con possibili ricadute negative sui consumatori finali dei servizi di locazione breve.
Questo genere di piattaforme, che fanno da intermediario nello scambio di servizi tra cittadini, rappresentano ad oggi uno dei problemi più gravi di quest’epoca di forte cambiamento sociale che stiamo vivendo : perché, seppur vero che rappresentano un ottimo servizio per i consumatori, sono sicuramente un grave danno per chi di questi servizi ne fa da sempre una professione (nel caso particolare di Airbnb, gli alberghi, ma anche i Taxi, ad esempio, nel caso della piattaforma Uber) che si vedono così gravemente danneggiati da una concorrenza spietata. Concorrenza che può proporre prezzi migliori proprio in ragione del fatto che la più parte d’esse, non debbano prevedere alcun tipo di licenza per poter lavorare, e siano domiciliate in paradisi fiscali e quindi non obbligate a pagare le tasse nei paesi ospitanti.
È evidente quindi che il fenomeno vada regolamentato. Sarebbe però bene che non siano i singoli cittadini, che trovano così un modo innovativo per guadagnare qualcosa offrendo un servizio, a doverne pagare le conseguenze, ma chi di queste servizi ne ha fatto una speculazione, evitando di pagarne poi le relative tasse, o proprio questi grandi gruppi che guadagnano commissioni altissime senza fornire alcun servizio se non la piattaforma stessa.
Ora, se la segnalazione dell’Antitrust avrà effetto, lo staremo a vedere ; è certo però, che qualcosa il governo debba decidere ; governo che, oltre che cercare di tutelare se stesso, cercando di lottare il più possibile contro l’evasione fiscale, deve tutelare chi, a causa di queste piattaforme, sta vivendo tempi di crisi e sembra desitinato a sparire, come Hotel, Taxi e via dicendo.
Infine, l’Antitrust bacchetta il Governo anche su altri due temi: l’equo compenso, che in quanto idoneo a reintrodurre un sistema di tariffe minime non risponde ai principi di proporzionalità concorrenziale e si pone in stridente controtendenza con i processi di liberalizzazione, e la Siae, per la quale il processo di liberalizzazione risulta incompleto e rischia di mantenere, di fatto, il monopolio esistente, contrastando così una “piena apertura” alla concorrenza.
*FONTE: Gli Italiani – Quotidiano 28.11.2017
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