LO STRANO SOGNO. Racconto

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Non so spiegarmi bene perché, ma è così : da oramai almeno un mese, mi capita di sognare persone che sono passate, anche solo per un giorno o per qualche ora, dalla mia vita. Persone…in realtà, tutte donne.
Donne con le quali ho avuto un rapporto, in gioventù. Più che sogni, dovrei meglio dire ricordi. Ricordi in sogno. Ricordi di fatti, episodi della mia vita, per i quali se dovessi sforzarmi di raccontarne qualche dettaglio, da sveglio durante il giorno, non saprei quasi cosa dire; durante la notte, durante il sonno riemergono in me, con una tale precisione di dettagli, che meglio non avrei potuto notare nemmeno allora, quando gli stessi dettagli erano davanti ai miei occhi, realmente.
Non riesco a trovare, però, tra i vari sogni, un effettivo legame, che non sia appunto questo : ragazze con le quali ho avuto un rapporto sessuale.
E tutte le volte, poi, al termine di quel rapporto, coll’orgasmo, arriva puntuale il risveglio.
Non credo ci sia in realtà niente di strano in tutto questo, se non che l’insieme di questi ricordi mi arrivi in sogno e senza che io faccia nulla per aiutarne la comparsa, visto che, per la maggior parte, sono rapporti d’un lontano passato di gioventù, che ad oggi, quasi cinquantenne, avrei altrimenti completamente dimenticato.
In realtà, a ben pensarci, c’è anche una data che posso facilmente individuare, come inizio di questi miei ‘episodi’ notturni. Ho iniziato col fare questo tipo di sogni, il giorno stesso che Anna, la ragazza che come mai nessun’altra amo, è venuta a stare da me.
Quello che provo per Anna, non l’ho mai provato prima. Senza perdersi in romantiche descrizioni del mio sentimento per lei, posso tranquillamente dire che Anna è la donna che per tutta la vita ho cercato. E finalmente ora l’ho trovata.
Forse, uno psicologo potrebbe vedere in questi miei sogni, un messaggio indiretto che provo ogni volta di più a rivolgermi : d’ora in avanti, per me nella mia vita, l’unica donna sarà Anna. È ora di tirare una linea marcata sul passato? Come se volessi ridare un colpo di luce ad una foto da tempo scolorita, per riassaporarne un momento le immagini, ma col chiaro e definitivo scopo di raccoglierle tutte in unico raccoglitore, col nome: ‘Prima di Anna’.
Sarà.. anzi, presumo che sia proprio così.
Quello che però mi ha fatto effetto stamattina (sopratutto per aver dato conferma a ciò che credevo essere stata solo una mia allucinazione), è stato il rendermi conto che, ora, le persone che sogno la notte, le incontro poi il giorno dopo. O meglio, non incontro proprio la persona del sogno, della quale, nonostante la lucidità dei fotogrammi che in sonno me ne danno il ricordo, non saprei dire, il giorno dopo, alcun particolare specifico come, ad esempio, il nome o l’altezza. No, ma ora ne sono sicuro: il giorno mi capita d’incontrare per la strada, magari solo nel riflesso d’una vetrina, persone che mi danno una strana sensazione, come un flash-back al sogno della notte precedente. Una persona vista da dietro, il profumo di una sconosciuta che mi attraversa la strada, lo svolazzo al vento d’una sciarpa dai colori sgargianti: tutti fattori che immediati mi ridanno un’immagine già vista durante il sonno.
E oggi, più che mai, mi è successa la stessa cosa.
Anzitutto andrebbe raccontato il sogno, a cui l’episodio fortuito di oggi mi ha immediatamente e surrealisticamente riportato : ovvero al ricordo di tanto tanto tempo fa. Ho sognato un episodio successomi all’epoca in cui viaggiavo praticamente tutto l’anno e per tutta l’Italia, per lavoro. Quella volta presi, come tante altre, un traghetto per andare in Sardegna. Sulla nave salii accompagnato dall’equipe con cui al tempo lavoravo; ma avevo comunque una cabina tutta per me.
Nel cercare di passare il tempo, almeno per trovare il sonno che mi avesse concesso poi di riposare qualche ora mentre attraversavamo il mare, una delle attività più ricorrenti, era quella di andare sul ponte a fumare una sigaretta. In una di queste mie sortite all’aria fresca del battello in movimento, una ragazza, che d’un’altra che le assomigliava molto andava accompagnata, mi chiese se avevo l’accendino. Fatte le dovute chiacchere di circostanza, mentre le porgevo accesa la fiamma, che con le mani proteggevo dal vento, mi spiegò subito che la ragazza che era con lei, era in realtà la figlia di ben 18 anni più giovane. Ricordo ora, come nel sogno e come allora, che rimasi sorpreso dalla somiglianza che intercorreva tra loro, somiglianza però, che era più quella di due sorelle o di due amiche, che quella d’una madre con la figlia : sembravano coetanee. Non saprei dire se mi sembrò che fosse la figlia più adulta di quello che era, o sua madre tanto più giovane, ma sicuro i diciotto anni che avevano di differenza non si notavano per niente.
La figlia, so dire perché, ma n’ebbi chiara l’impressione, non sembrò molto contenta del fatto che sua mamma mi raccontasse quelle cose o che si fermasse a parlare con me più del tempo necessario all’educazione dovuta alla richiesta dell’accendino; o, forse, molto più semplicemente, del fatto che sua madre mi sorridesse in quel modo che sentii anche io molto intimo e quindi strano, in rapporto a quella situazione.
Nel salutarci, mentre si staccava dalle mie mani alle quali aveva accostato le sue nell’atto d’accendere, mi fece lievemente come una carezza sul dorso, come si fa a qualcuno a cui si voglia dire grazie; ma grazie per un sentimento provato, più che per un favore ricevuto.
Poi le ore -più un lento sgocciolare di minuti, visto che non passavano mai-, si susseguirono come facilmente si potrebbe immaginare in simili occasioni: in attesa.
In attesa della cena, in fine, per poi avere il sonno giusto per dormire ; e svegliarsi, arrivati, a destinazione.
La ragazza-madre della sigaretta, non la rividi più ; almeno fino alla cena, quando per puro caso ci sedemmo uno di fronte all’altra. In realtà, eravamo a due tavoli distinti ma vicini, sfalsati d’una fila, io seduto con i miei colleghi, lei con la figlia ; ma eravamo uno di fronte all’altra.
Non so perché, ma entrambi non ritenemmo di andarci in contro quando ci siamo visti, per salutarci ; ma sono sicuro che, per tutto il tempo, una volta che mi sedetti e ci rendemmo conto delle nostre reciproche posizioni, dopo un rapido sguardo d’intesa che ci scambiammo al suo arrivo, non facemmo altro che cercarci per tutta la cena.
Finché, in una di queste occhiate che ci lanciavamo durante tutto il pasto, sembrò volermi dire qualcosa di più : agganciati i miei occhi, li portò rapidi alla figlia, per poi, come accompagnandola con lo sguardo, dirigerli verso il corridoio con le varie cabine ; poi, più calma e sorridente, mi fece guardare verso la porta finestra che dava sul ponte : capì che, finito di mangiare, mentre lei avrebbe accompagnato la figlia a dormire, l’avrei dovuta attendere là fuori, dove poi m’avrebbe reggiunto. E così fu.
Lasciato il gruppo che m’accompagnava, con la scusa della sigaretta dopo cena, andai sul ponte: ricordo ancora la sensazione d’eccitazione mista a sconforto, nel pensare che poteva essere, tutto, nient’altro che frutto della mia immaginazione. Ero stranamente, ipnoticamente attratto da quella donna. E così provava anche lei per me, mi disse nemmeno dieci minuti dopo che mi accesi la sigaretta, quando mi raggiunse; e mi chiese l’accendino, con la stessa voce, intonazione e parole della prima volta.
Non ricordo nulla di quello che ci dicemmo, ricordo che ci guardammo molto intensamente, forse non abbiamo fatto altro per tutto il tempo che è durata la fumata. Qualche parola di sicuro ci scambiammo, perché seppure non ne ricordi il nome, ricordo un dettaglio della sua vita : mi disse, quasi subito, che era sposata ad un poliziotto. Poi, probabilmente, dicendole la verità, le feci qualche complimento, facendole notare come sembrassero più due sorelle o amiche, che madre e figlia; ma in realtà la cosa che più ricordo, molto bene anche adesso, dentro di me, sentii forte una sensazione, che provai appena la vidi. Sensazione che qualche minuto prima, non troppo sicuro di me, avevo scambiato per paura; ma paura non era.
O meglio: da una parte sentivo una grande attrazione verso questa sconosciuta; dall’altra, invece, avevo come l’impressione di stare facendo qualcosa che non fosse consentito. Sarà perché in un viaggio, in nave di notte per lavoro e con colleghi, l’ultima cosa che ci s’immagini possa capitare, sia un rapporto sessuale, e per di più con una sconosciuta. Ancora di più e chiaramente, sentii quella vibrazione al ventre, quando mi disse che era sposata, e per di più con un poliziotto. Non so perché, nella mia testa, quest’informazione avrebbe dovuto aggravare il suo tradimento, il fatto che suo marito fosse un poliziotto e non… chessò, un panettiere o un meccanico… Se andare con una donna sposata era sbagliato, mi dicevo, andare con la moglie d’un poliziotto lo è ancora di più. O, forse, era proprio per questo che sentivo la mia eccitazione crescere sempre più.
Interruppe però i miei pensieri il freddo che di colpo provai, una volta scesa l’adrenalina dell’attesa per l’appuntamento misterioso, e vidi che anche lei stava tremando: era già sera inoltrata e sul ponte di una nave, in mezzo al mare, per forza di cose d’aria ce n’era. Feci per coprirla con le braccia, dicendole che avevo una cabina, e che se voleva potevamo andare lì, al coperto e al caldo, per continuare a parlare. Non ricordo bene come, ma la moglie del poliziotto, senza perdersi in inutili scuse o vanitosi rossori per la mia richiesta, mi rispose di sì, come se non stesse aspettando altro che questa domanda. Appena fummo in cabina, incominciammo a baciarci ; abbiamo fatto l’amore, ma non ricordo i dettagli. Ricordo però che, come del resto ci si aspetti nell’atto d’un tradimento e per di più tra due sconosciuti, fu sesso pazzo e passionale, quasi animale, dentro la cabina di quella nave.
È incredibile come nei sogni, dei ricordi, ci si sovvenga sempre qualche assurdo particolare o insignificante dettaglio, almeno all’apparenza, mentre si possono tranquillamente dimenticare quelle cose che nella narrazione della storia dovrebbero essere fondamentali. Se ad esempio cercassi di focalizzare l’immagine di questa ragazza, non ricorderei il volto e neppure i lineamenti : anche ora, a pensarci bene, mi appare solamente un volto confuso, sicuramente affascinante ma sfocato, come avvolto da una bruma d’oblio: una donna col viso radioso, sgargiante d’una calda luce abbagliante:
il volto d’una madonna, più che di una donna.
Questo è, il ricordo a cui fa riferimento il sogno. Dico fa riferimento, perché, pur essendo stato per lo più una riproduzione perfettamente esatta del fatto reale accadutomi, e che ho appena raccontato, il sogno è però terminato quando, ancora in attesa di lei sul ponte, dopo cena, faccio per accendermi la sigaretta: alzo lo sguardo, guardo alla porta che si apre e …
e mi sveglio.

A. Mailhac 10 2019

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