L’uomo più ricco del mondo era seduto sul suo trono.
Nel suo trono, per meglio dire, viste le dimensioni: era il trono più grande, imponente e monumentale che mai prima si fosse visto. Il seggio era il simbolo della sua ricchezza e del suo potere: egli infatti, oltre essere l’uomo più ricco del mondo, era sopratutto l’uomo più potente del mondo.
Il suo potere sulla Terra era immenso, incommensurabile, infinito.
I braccioli di quel sedile, così riccamente ornato, sovrastavano l’uomo, uno per lato, per almeno un metro e mezzo ciascuno; quella che era la seduta del trono, era in realtà una lastra di marmo di tre metri quadrati per lato. Egli stava seduto lì, tutto in punta, con le piccole gambe che pendevano giù, ma ovviamente non toccavano per terra. Le sue gambe, infatti, viste da una giusta distanza, erano almeno dieci volte più piccole delle quattro, ben più visibili dietro le sue, del trono.
Guardandosi i piedi, e guardando oltre fin dove il suo sguardo riusciva a spingersi, l’uomo vedeva un pavimento luccicante d’oro, una smisurata distesa aurea finita solo dall’orizzonte lontano: l’uomo più potente e più ricco del mondo era seduto su una montagna di monete d’oro.
Questa montagna non era alta come il Monte Bianco, nemmeno come l’Himalaya: non era la vetta più alta della Terra, ma era più alta della Terra stessa: ne occupava tutta la superficie, la sovrastava formando una piramide, con un lato per ogni punto cardinale del pianeta.
Ancora la si poteva scorgere, sotto quella massa di gialle monete, la Terra ; e il trono sopra, dove era seduto il nostro protagonista.
La sua testa, con già buona parte della sedia stessa, era avvolta dal manto scuro dell’universo, tra le stelle e gli altri pianeti, il Sole e la Luna.
Al di sotto di lui, solamente oro, tutto quello del mondo.
Tutti gli altri esseri umani, gli animali, le piante e i fiori, si erano estinti per far posto a tutta quella ricchezza. E lui era là, seduto e sorridente, sopra tutto quel denaro: poteva fare tutto quello che voleva, senza niente che non avrebbe potuto avere.
Un gran silenzio, l’universo muto e stellato abbracciava l’uomo più ricco del mondo, con grande rispetto, disturbato solo dall’eco di quel suo orgoglioso sorriso.
Improvvisamente, mentre si gongolava d’esser proprio la persona più fortunata al mondo, un subitaneo bagliore rosa, rosso lucente, gli pizzicò la coda dell’occhio.
Si voltò verso quella direzione; e rimase stupefatto.
Il suo smagliante sorriso scomparve, lasciando il posto ad una “O” che le sue labbra ora disegnavano: sbalordito, era letteralmente rimasto con la bocca aperta.
Per un uomo normale, che avesse guardato da quella parte in quel momento, da un normale punto di vista sul pianeta, quello che avrebbe visto, sarebbe potuto benissimo essere descritto come una magnifica aurora boreale, stupenda, come nessuno al mondo ha mai potuto vedere: i suoi colori brillavano in modo unico, ipnotizzavano, in maniera incredibile.
L’uomo più potente del mondo non poteva credere a quello che vedevano i suoi occhi, mai aveva visto prima una cosa del genere!
Doveva assolutamente farla vedere a qualcuno, quella luce e quel fenomeno: sentì immediato e irrefrenabile l’istinto di condividere quel momento con qualcun altro.
Allora chiamò forte: «Hey, c’è qualcuno?». Ma nessuno rispose.
Tentò con più voce, più deciso: «Heyyy, C’è Qualcunooo?», ma ancora nessuna risposta, nemmeno per le tre volte successive che riprovò.
Finché si spazienti, fino a gridare: «HEYYY, C’È QUALCUNOOO?!?». Niente.
Un inesorabile silenzio cinse il suo richiamo, avvolgendolo, soffice freddo e sordo, come un infinito e nero manto di neve: c’era il silenzio più totale.
A ben sentire, qualche rumore lo si poteva percepire, qualche moneta d’oro scivolava sotto il peso del suo trono; ma tutto il resto era immobile.
Allora cominciò a guardare, se vedesse almeno una persona anche molto lontano, in ogni direzione possibile, sopra sotto, a destra e a sinistra, ovunque… non c’era assolutamente nessuno.
Continuando a cercare, dimenticò perfino quell’irripetibile aurora boreale: che senso aveva godere di quello spettacolo da soli?!
Continuò a cercare, finché si arrese. E l’aurora boreale si spense.
Allora rimase lì, immobile, di colpo al buio, solo qualche lontana e fredda stella gli faceva ora un po’ di luce attorno.
Con la testa tra le mani, sempre sulla punta di quell’enorme, grottesco e surreale sediolone, si guardò i piedi. E lì, in quel momento, con le lacrime che pesanti gli offuscavano gli occhi, si rese improvvisamente conto di una cosa: si rese conto che l’uomo più ricco del mondo, che poi era anche l’uomo più potente del mondo, in realtà, del mondo, non era altro che l’uomo più solo.
*Andrea Giramundo. Roma, dicembre 2016
*Image: trovata in internet