Ottant’anni fa la Conferenza di Monaco illuse gli europei che si sarebbe potuto fermare Hitler, ricorda il primo ministro. “Due anni fa si è firmato l’accordo sul nucleare con l’Iran”. In tante cose i due regimi non sono paragonabili, ma in una sì, afferma: Hitler “voleva la razza padrona”, l’Iran “vuole la religione padrona”. Così ha concluso il suo intervento il presidente israeliano Netanyahu, tenuto presso la Conferenza sulla sicurezza globale a Monaco. Il premier israeliano ha inoltre mostrato il frammento di un drone iraniano abbattuto giorni fa dall’ aviazione israeliana dopo che era penetrato nel territorio di Israele. Ironizzando sulle smentite di Teheran, Netanyahu si è rivolto direttamente al ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif chiedendo se riconosceva il frammento. L’aviazione israeliana è intervenuta, a seguito di quest’incursione, per colpire la postazione iraniana da dove era partito il drone. Per finire, un F-16 israeliano, che partecipava all’azione in Siria è precipitato nei pressi del villaggio israeliano di Harduf, nella Bassa Galilea. E la tensione tra i due paesi è ora alle stelle.
Non è mancata infatti la risposta del ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif che ha rivolto parole offensive nei confronti di Nethanyahu, indicandone le dichiarazioni come numeri da circo e indicando come sia evidente la volontà del premier israeliano di distogliere l’attenzione pubblica dai propri problemi interni.
Infatti la polizia israeliana qualche giorno fa aveva chiesto al procuratore generale di incriminare il primo ministro, perché accusato di corruzione, frode e abuso di fiducia nell’ambito di due inchieste che in Israele hanno avuto grande risalto, di cui le prove al riguardo sarebbero consistenti.
L’Iran d’altro canto in questo momento è ulteriormente impegnato con un’inchiesta a seguito dello schianto di un aereo, con a bordo 66 persone, partito da Teheran e diretto nella città di Yasuj. Il velivolo, che sarebbe scomparso dai radar 50 minuti dopo il decollo, si è schiantato in una zona di montagna nella provincia di Isfahan.
Ora, mentre Israele si sente ancora più forte per l’aperto appoggio di Trump, l’Europa si trova a dover dialogare con la Turchia per difendere le sorti della Palestina e magari con Iran per limitare le conseguenze di questa diatriba, ed entrambi non son paesi propriamente in linea con i principi europei; resta da capire se tutti questi problemi, che hanno di volta in volta conseguenze mondiali, non potrebbero essere limitati, semplicemente, limitando la sempre più aggressiva politica di Israele, il cui presidente, intanto, già dovrebbe rispondere al suo popolo per le accuse ricevute (e provate) di corruzione.