Mi siedo sui gradoni del palazzo delle esposizioni

 

Mi siedo sui gradoni del palazzo delle esposizioni
e per il sole e perché la gente che qui s’avvicina
è attirata dall’arte – non certo dalla mia persona.
In alto, alle mie spalle, due enormi bassorilievi
del palazzo sono le prime opere esposte alla vista.
Nel guardarle ora, evidentemente non recenti
mi dico che in fondo l’arte è sempre contemporanea
mentre la si guarda. Nel centro, dice un gigantesco
pannello, che la quadriennale d’arte è terminata
da un paio di settimane: e sebbene moderne
quelle opere, già oggi, non sono oramai più contemporanee.
Alla fermata dell’autobus mai vista così poca
umanità. Mascherine abbandonate sospinte dal vento
attraversano la strada. Surfiste orientali sfrecciano
su monopattini elettrici. Lui che aspetta da un po’
sembra la statua di una sentinella, annoiato ma
fiero, lei arriva delicata e dà alla bicicletta legata
al palo quei due buffetti veloci che a lui non può
dare -i gesti barriera-, alla trombetta e al manico
destro del manubrio, marrone scurito dal tempo.
Una suora di colore affannando dietro a una
mascherina bianca alza gli occhi alle palme
della strada: sentirà il mal d’Africa? La fortuna di
quel gabbiano che può vedere da vicino non visto
quella terrazza che vorrei vedere anche io, bianco
roof-top. Affacciata una principessa solitaria fuma:
aspetterà nervosa il suo cavaliere volante? Passano
tre cappelli diversi tra loro, uno è di cadetto,
un’altro da marinaio, l’ultimo da credo alpino.
Una medusa abbronzata appoggiata al rosso di
un lampione, attira la mia attenzione, senza vedermi.
Ora, quattro operai tornano al lavoro vicino a me
per restaurare questo splendore, non hanno più
la bellezza di una volta: il cappello di giornale,
il gran panino con la frittata e la birra da un litro
sono stati sostituiti da vistosi occhiali da sole.
Nel mentre passa un’appariscente dama zebrata
dagli sguardi sospirati con i muratori, intuisco
uno strano legame tra loro. Le vetrine dei negozi
alla moda, che tanto abbassano l’eleganza
della via, sottolineano ulteriori ribassi: fino il 70%.
L’orologio da strada, avvolto nel cartello di una
pubblicità di Mc Donald, è fermo sull’ora di pranzo
che marketing ben studiato! Il cielo si annuvola
e mi si annebbia la vista, ho fame e mi alzo.
Prima però giro una sigaretta: liberamente è
l’ultimo modo di respirare mentre si cammina.
Incrocio impiegati annoiati, che parlan di Draghi
Arrivato mi siedo a Monticiani, l’argentino mi porta
carni e vini valorosi del suo lontano paese, mentre
al tavolo vicino, un francese distinto per la sua
elegante penna, disegna sul retro della tovaglietta
pinguini infastiditi dal rumore ch’erutta dai tavoli.
Alla mia destra si siede una ragazza che un libro
pesante appoggia sul tavolo -prima d’andare in bagno,
ascoltata la direzione-, “Storia d’Italia”: questa è Roma.
Quando torna, dietro la sua maschera vedo
che nascondeva rosse labbra da voglia d’incontro
nonostante stia chiedendo acqua, né olio né sale
solo acqua pura, anche del rubinetto.
Deve essere una studiosa se non una scrittrice
lo capisco dal suo essere indifesa al di fuori dei libri:
con sé, oltre al manuale, una sacchetto di farmacia.

*Roma, 04 02 2021

2 Replies to “Mi siedo sui gradoni del palazzo delle esposizioni”

  1. La quadriennale è stata prolungata ed è gratuita,vale la pena visitarla.All’autore potrebbe piacere Giulia Crispano e Salvo.

  2. L’avevo letto, credo anche io ne valga la pena… Ho visto il commento solo ora, spero di poter andare presto, ché dei soggetti esposti conosco, purtroppo, molto poco.
    Grazie del messaggio

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