Pascolanti bovini scacciano
le mosche come il sole
come i miei incubi
in questa finestra d’alta velocità
che non riesce a contenerli tutti.
Sacre vacche della Dordogna
avranno fatto in tempo
a scorgermi passare
mascherato da infermiere?
Loro sì che stanno bene
a parte il caldo là fuori
il virus è solo qui dentro
nel siluro di metallo
come nella testa
del mio vicino,
che sterilizzate le mani
le industria presto
sul suo telefonino:
Calve scimmie moderne
quanto progresso
grazie a quel pollice.
Passano alcuni cuccioli
che si divertono come a carnevale;
ne vedo anche passare
altri esemplari dal pelo brizzolato
che seppure con sorridenti cataratte
odorano la paura di morire.
Col naso pieno di Amuchina
per la paura di non respirare.
Arriva il controllore, il vero nemico
del sorriso, che ammonisce
paterno ma sicuro del giusto
un anarchico scribano.
Ritorno quindi ad osservare
ma invano, che altri prigionieri
non posso nemmeno scorgere
celati come sono
dagli alti sedili colorati,
ma anche di loro intuisco
l’energico battere di tastierine.
meglio richiudere la penna
prima d’ammalarmi veramente
dal troppo guardarmi intorno,
e tornare a rifugiarmi
Libero respirare
nel mondo che m’appartiene,
nel mondo del mio
vecchio e sano libro.
*Treno Nimes – Parigi (06/2020)