Da qualche tempo quando si parla di elezioni, così è successo anche in Italia, si parla di ingerenze estere, in particolar modo della Russia. Ora però le ultime elezioni americane gridano allo scandalo : sarebbero state fortemente influenzate grazie ai dati personali di oltre 50 milioni di utenti, dati sfruttati dalla società Cambridge Analytica, e illecitamente recuperati da Facebook.
In concomitanza con questa notizia, oramai diffusa ufficialmente e che ha fatto fare un bel tonfo di quasi l’8% al titolo ieri in borsa, sono ufficiali anche le dimissioni del capo della sicurezza di facebook. Alex Stamos ha lasciato anche in polemica con il direttore generale del gruppo Sheryl Sandberg, dopo aver più volte esortato i vertici di Facebook a mostrare la massima trasparenza nello scoprire e svelare le attività di disinformazione della Russia sulla sua piattaforma.
Adesso Il gruppo è stato formalmente invitato a testimoniare su quanto accaduto: la senatrice democratica Amy Klobuchar e il repubblicano John Kennedy hanno chiesto alla Commissione Giustizia di ascoltare le principali compagnie hi-tech, a cominciare da Facebook, Twitter e Google.
Aspettando che il Ceo parli, non sono solo gli Usa a puntare il dito contro il social. In allarme infatti anche l’Europa, con la richiesta degli europarlamentari del gruppo dei Socialisti e Democratici a Cambridge Analytica e Facebook di chiarire le accuse davanti al Parlamento Europeo.
È il momento per molti di riflettere sullo uso che questi strumenti, fanno dei nostri dati personali, dati che raccolgono attraverso molteplici modi, e che possono avere infiniti usi d’applicazione ed essere rivenduti proprio per tali scopi, che siano politici, commerciali, di studio psicologico, e chissà quanto altro ancora. È questa del resto la forza di questi social Network ; è la forza stessa di internet : Google, per portare un esempio, ha un valore, che non è dato dallo strumento in sé, ma è frutto dei dati che riceve dai suoi iscritti, da chi ne fa uso ; più gente utilizza questi strumenti, più dati si possono raccogliere, più valore prende lo strumento utilizzato, e più utilizzatori continueranno ad utilizzarlo ; è questo il circolo vizioso del valore di queste applicazioni della rete. E spesso non se ne tiene conto : aziende milionarie, che lo sono grazie alla raccolta di informazioni, sulle quali si basa addirittura la nostra società, se non la ricchezza stessa di queste aziende. E l’uso dei quali dati, come venuto ancora una volta alla luce con questo scandalo di Cambridge Analytica, rimane spesso e volentieri misterioso se non quantomeno ambiguo.
Purtroppo, come per la tassazione, anche per i controlli al riguardo di privacy e dati personali, molti Stati, se non tutti, sono ancora indietro rispetto ai tempi prodotti da questi fenomeni, e raramente hanno modo di agire per controllare seriamente che le cose siano sempre in regola, e nel caso punire. Sarebbe ora di prendere il tempo seriamente per analizzare questi fenomeni, strutturando una serie di leggi norme e tasse, che ne regoli l’utilizzo che sicuramente può essere utile, ma lo deve essere per tutti e legalmente, in maniera trasparente : perché son questi i fenomeni che più di ogni altra cosa stanno ad oggi cambiando la nostra società, e l’uomo stesso, e vanno perciò regolati.