Senza parlare un cieco un cerino
si mise a strisciare s’una parete;
Acceso nel buio
ne rimane il fuoco e non la luce
Fatti due passi torna la tenebra
che da nessuna parte ci conduce,
avvolgendoci, in errore c’induce
Ma molto più del talento è motore
questa spinta perpetua all’errore
Noi come lui
il Noi di tanti Io
potremmo affidarci a Dio
o, in tutta coscienza, al futuro
al progresso : la Scienza
Però da sola brancola nel buio
la mano che puntuale aspetta
l’impotente e muto interruttore
dell’artificiale sole : bella sola* !
Ore ore ore
ed ancora ore,
di solitudine di noia
di tedio di malinconia :
al Nulla serve il dottore
Mandare giù versi acerbi
perché inerti ai fatti diversi,
il calmante per l’istinto
che ci renda cittadino distinto.
Allora, voler cambiare paesaggio,
la libertà n’è il miraggio,
di quella decisione del viaggio,
intrapresa nel vento di maggio.
Capire poi
che di stinte tende il tondo
della Terra non si sotterra.
E quindi ?
Taglia e cuci, taglia e cuci
fino a quando finalmente taci
Quella voglia di evadere
dalla realtà. Appresa dai libri
la sfida alle vette dell’uomo
non è costruire un duomo
né tantomeno un grattacielo,
la spinta ad elevarsi, non certo
solo per grattarlo, quel cielo
Ma per l’Arte, la Cultura…
Letteratura, prenderai tu un giorno
la responsabilità delle altezze
dalle quali mi fai sempre
poi precipitare al risveglio ?
A. (Mailhac, 10/2019)
*Fregatura, nel dialetto romano